Pensieri e Parole

La Festa dei Morti… e i ricordi di un tempo che non c’è più.

Ormai sono passati 6 anni dall’ultima “Festa dei morti” passata con la mia famiglia a Piazza Armerina.
Negli anni queste giornate hanno assunto un significato diverso che solo adesso riesco ad apprezzare.
Da piccola erano giorni di festa… Mi svegliavo la mattina con i regali ricevuti “dai morti”, giocattoli che desideravo e che casualmente i morti sapevano! Ricordo come se fosse ieri la mini cucina con le pentoline o il giochino in cui dovevi pescare i pesciolini con una canna a calamita.
Poi ci si vestiva a festa e, messo il cappottino elegante, si andava con mamma e papa’ al cimitero. Anzi no, la mamma andava prima insieme alle zie per sistemare la Cappella di famiglia, io andavo con papa’ in Piazza Generale Cascino a fare la passeggiata e comprare magari ceci e pistacchi o i biscotti “ossa de morti” e poi le raggiungevamo. Li’ era una passerella di colori e voci… Fiori dappertutto e tantissime persone venute anche dall’estero che chiacchieravano per le vie del grande Cimitero. Io davo una mano alla mamma a cambiare l’acqua ai fiori, poi salutavo il nonno che non avevo mai conosciuto e facevo un giro per le altre tombe che mi sembravano misteriose e affascinanti, per poi andare a mangiare tutti insieme dalla nonna e ricevere altri regalini.
Inoltre da noi la festa e’ molto sentita quindi c’era anche il ponte a scuola. Era proprio una festa.
La magia inizio’ a spezzarsi con la morte della nonna.. Pero’ ancora non riuscivo a capire, ero una bambina, semplicemente provavo disagio nell’andare li’ e vedere la foto della nonna (presa da una festa di compleanno in cui eravamo tutti insieme) e pensare che dietro a quel freddo muro ci fosse lei.
Poi.. Il declino. Nel giro di tre anni tre lutti in famiglia tra cui la scomparsa di papa’. Tutto si trasformo’. Quel posto divento’ tetro e non sopportavo l’idea dell’esistenza del “giorno dei morti”. Quello che prima mi affascinava era diventato orrendo. Vedevo l’ipocrisia della gente che lasciava spoglie le tombe dei propri cari tutto l’anno, magari con un fiore di plastica, e poi il giorno dei morti tutti a far ” le pulizie ” e visitare i familiari. Quelle voci, quel brusio mi davano fastidio.. Sembrava di essere in centro a fare una passeggiata e sfoggiare la pelliccia nuova.
Per la mia famiglia invece era diverso… Ci si andava quasi ogni giorno e sicuramente la domenica. Io non riuscivo a metter piu’ piede in quel luogo, causando spesso tristezza per la mamma, ma davvero non riuscivo a star li’ seduta e pensare che “ero andata a trovare papa’”.
Con il tempo ho ritrovato il mio equilibrio con quel luogo. Avevo le mie chiavi e andavo quando ne sentivo il bisogno. A volte portavo un libro con me e mi mettevo a leggere e a volte semplicemente mi ritrovavo a chiacchierare e chiedere consigli. Tutto questo pero’ non avveniva mai il 2 novembre o per l’anniversario della morte.. Era piu’ forte di me, in quelle date mi sembrava ipocrita andare.. Era un obbligo, una convenzione che secondo me offendeva i miei cari perche’ sapevano che sarei andata solo perche’ “giusto” o per fare contenti i familiari.
Una volta iscritta all’universita’ e trasferita in un’altra citta’, non ho avuto piu’ i miei momenti per andare da sola… Inoltre ero diventata “grande” quindi spettava a me accompagnare la mamma al Cimitero quando mi trovavo in paese.
Una consapevolezza diversa stava nascendo in me… Rispettavo mia madre e la tradizione di andare al cimitero e sistemare lumini, fiori e piante ma finalmente capivo perche’ per me non era lo stesso.. Per me mio padre non era lì, non era dietro quel muro freddo e non aspettava che io andassi da lui quelle poche volte a trovarlo. La sua presenza era costante nella mia vita, dalle scelte che prendevo agli errori che commettevo, dai successi alle lacrime amare.
Preso coscienza di questo, tutto il resto torno’ ad avere un senso. Il 2 novembre, la festa dei morti, la tradizione. Finalmente ero riuscita a slegare il mio stato d’animo da quella che e’ invece una commemorazione di chi non c’e’ piu’, almeno in questo mondo.
E’ come per San Valentino o per la festa della mamma’ o del papa’.. Non deve essere l’unico giorno in cui ricordarsi di amare o di quanto siano speciali i propri genitori ma e’ il giorno in cui ci si ferma un attimo a pensare della fortuna che si ha ad avere quelle persone al tuo fianco ed e’ un momento in cui concedersi delle attenzioni particolari rispetto al tran tran quotidiano.
Lo stesso accade in questi giorni, almeno per me e’ così. E’ l’occasione per prendermi un po’ di tempo rispetto ai mille pensieri che attanagliano la mia mente per pensare all’immensa fortuna che ho avuto nell’avere un papa’ come Amedeo Ricotta e magari pensare a qualche aneddoto particolare o momento speciale insieme.
Adesso che mi ritrovo qui a Roma, a centinaia di chilometri dai luoghi in cui sono cresciuta, mi manca vivere insieme alla mia famiglia questa tradizione, essere con loro in questo giorno… E diciamo che mangerei volentieri un biscottino “osso dei morti” in questo momento. ❤️

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